#03 – La porta

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Cosa: La porta

Chi: Magda Szabó

Quando: 1987

Dove: Ungheria

Come: italiano (2007, Einaudi, traduzione di Bruno Ventavoli)

E l’originale? Az ajtó

Perché: come può un semi-sconosciuto romanzo ungherese di fine anni Ottanta finire nella classifica dei migliori 10 libri del 2015 stilata dal NY Times Book Review? Be’, lo hanno pubblicato con una nuova traduzione. Ok, ma una bella traduzione non fa un bel libro. Urge indagare in prima persona.

Sunto: una giovane scrittrice, Magda, e la sua non più giovane domestica-portinaia-tuttofare, Emerenc, si amano, poi si odiano, poi si amano, poi si odiano, poi si apprezzano (semi-cit.). Il romanzo – in parte autobiografico – ruota attorno a queste due donne, la prima immersa nell’effimero mondo delle parole su carta, la seconda ossessionata dalle meno nobili faccende terrene. Oltre a loro, ad accaparrarsi una discreta fetta di narrazione non è il freddo e perennemente malato marito di Magda – «il padrone», come lo chiama Emerenc (elemento che mi ha talvolta portato ad equiparare la vecchia a un canuto Gollum magiaro) – bensì il cane, Viola, che spesso funge da trait d’union fisico e metaforico tra le due protagoniste. Ah, be’, certo: poi c’è una porta, la porta, chiusa 365 giorni l’anno. Qualcuno la aprirà, infine? Embè, leggetevi il libro.

Bonus: Emerenc. La lunatica, testarda, incomprensibile Emerenc. L’infaticabile, schietta, commovente Emerenc. La domestica – mai apposizione fu più riduttiva – è un personaggio epico, nel vero senso del termine: in lei convivono l’astuzia di Ulisse, la rettitudine di Ettore, la strafottenza di Agamennone, l’umiltà di Enea, l’ira di Achille – e probabilmente altre caratteristiche di altri personaggi omerici e virgiliani che non ho studiato, ma dopotutto le lezioni di epica al liceo facevano dormire anche i sassi. In breve: Emerenc è un personaggio che vale il prezzo del libro (e/o il tempo della lettura).

Malus: la scrittrice si affligge con una discreta costanza, e ciò fa veramente prudere le mani al lettore, perché l’afflizione pare quasi sempre immotivata, o meglio, davvero superficiale, specie in confronto ai veri traumi vissuti da Emerenc e all’ammirabile forza con cui la domestica è riuscita a scrollarseli di dosso. Per il resto, di negativo non c’è altro da segnalare: i personaggi hanno nomi peculiari (pefforza, sono ungheresi) ma bene o male ce li si ricorda tutti; i flashback hanno un senso e sono ben dosati; la tensione cresce in modo uniforme per tutto il testo. Insomma, un signor libro.

Supercit.: Emerenc e la sua personalissima visione della morte di Gesù:

Disse che non aveva bisogno né di preti, né di chiese, non pagava neppure l’imposta sulla religione, durante la guerra s’era resa conto di quel che Dio era capace di fare, non ce l’aveva con il falegname e con suo figlio, loro erano dei bravi lavoratori, solo che il figlio si era lasciato confondere dalle menzogne dei politici, e quando i suoi capi cominciarono a ritenerlo scomodo, lo coinvolsero in una brutta storia per poterlo giustiziare. Le faceva pena soprattutto la madre perché, per lei, quello, non doveva essere stato un bel giorno, anche se per quanto strano potesse sembrare, il Venerdì Santo fu la prima notte in cui la poveretta riuscì a dormire tranquilla, perché prima s’era fatta solo tanto sangue cattivo per colpa del figlio.

Consigliato a: entusiasti dell’introspezione, cacciatori di storie del Dopoguerra nell’Europa dell’Est, esploratori dei più remoti antri di amore e amicizia.

Curiosità: ne è stato fatto un film? Ovviamente ne è stato fatto un film, che domande! The Door, uscito nel 2012, è stato diretto da tale István Szabó (non un parente della scrittrice). Fossi in voi, me lo risparmierei. Piuttosto ascoltatevi un po’ di Doors.

7 pensieri riguardo “#03 – La porta

    1. In effetti un’uscita del genere non poteva passare inosservata! L’ho scelta a discapito di passaggi più suggestivi ma meno fulminanti 🙂

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  1. Interessante. Nonostante le mie letture “particolari”, questo libro potrebbe piacermi (o hai fatto una grande recensione e il libro mi fa schifo… ahaha)

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    1. Bello è bello, poco da dire. È scritto bene, a differenza di quello sull’11 settembre in Canada. Non è un libro veloce, quello no. Se hai pazienza, e voglia di rimuginare un po’ sui dialoghi tra le protagoniste, è una lettura consigliata 🙂

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    2. Ci penserò… o lo prendo io o lo prendo in versione subaffittata e lo regalo a qualcuno che poi me lo impresterà 😀 ahahhaa

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    1. Dipende dai tuoi gusti! Secondo me il solo personaggio di Emerenc vale la lettura. L’ho già consigliato a un paio di amici e stanno apprezzando 🙂

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