(n)Euro 2016 – Portieri? D’albergo, al massimo (#07)

Mentre il mondo intero si domanda come si possa far battere i calci d’angolo a un centravanti alto un metro e novanta, il team (n)Euro 2016 racconta Albania-Svizzera e Inghilterra-Russia.

PER PALATI FINI. FORSE TROPPO FINI.
Il motivo per cui una persona nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali scelga di guardare Albania – Svizzera alle 15 del sabato pomeriggio non si coglie bene. In realtà non sempre ciò che uno fa ha senso. È un po’ come prepararsi degli spaghetti al peperoncino alle tre di notte.
Mi sono poi ricordato che nella Svizzera ci sarebbe stata la presenza di un picchiatore del venerdì sera come Valon Behrami, mentre l’Albania, non potendo contare su un elevato tasso tecnico, avrebbe forse puntato sul vecchio adagio “O tibia o palla basta che prendi qualcosa”.
Grandi guizzi di bel calcio non se ne sono visti, com’era prevedibile, e l’Albania ha fatto di tutto per complicarsi la vita: il gol della Svizzera è frutto di un’uscita a vuoto del portiere albanese e della Lazio Berisha, che, in occasione di un calcio d’angolo al 5° minuto, alla vista di una mischia vi si è buttato in mezzo al grido di “In due è amore in tre è una festa” ignorando completamente la palla che è stata comodamente inzuccata in rete da Schar.
Poi Cana, ex laziale, si fa espellere perché si era dimenticato se a calcio si colpisse di testa o con le mani, un po’ come quando dimentichi quale sia la destra e la sinistra: espulso per somma di ammonizioni e l’Albania resta in 10.
Nel finale Gashi, entrato in campo all’80° perché da un po’ non stava accadendo niente di ridicolo e questo era disdicevole, si divora una grossa occasione da gol per l’Albania, solo davanti alla porta elvetica.
La partita termina quindi 0-1 e la Svizzera – il cui allenatore, Petkovic, è anch’esso ex laziale (coincidenza? Io non credo) – incamera quindi tre punti senza infamia e senza loden, come dicono in Austria.
(Gintoki)

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Mamma Xhaka, per non fare un dispiacere ai figli Granit (Svizzera) e Taulant (Albania), si è messa una maglietta con la fusione delle due bandiere. Ah, sì, l’altra è la fidanzata di Granit, Leonita.

L’ORSO E IL SOPRAMMOBILE
A inizio partita i pronostici del Pippatronic 2016 del (n)Euro Team 2016 dicevano: l’Inghilterra si mangia l’Orso Russo. La realtà è diversa, soprattuto se hai in porta uno come Hart, scarsissimo con i piedi e incerto fuori e dentro i pali.
La squadra di Sua Maestà la Regina ara terreno e gioca come se non ci fosse un domani, ma di occasioni, nel primo tempo, ne ha poche. Più della Russia, ovvio, che sfrutta la tattica bellica sovietica: arretra finché puoi, prega i santi e calcia via.
Gli inglesi hanno i loro problemi dal centrocampo in su (in difesa, i pericoli vengono delle bananate di Hart). L’attacco è stitico: Rooney è distante chilometri dalla porta (brutto è brutto, ma sa giocare), Kane si limita a battere gli angoli e poco più, mentre Sterling corre come un leopardo ma non azzecca un cross/dribbling neanche a sparargli.
I russi hanno problemi ovunque, ma tengono insieme la baracca immolandosi davanti ai tiri o slogandosi arti vari recuperando palloni vaganti.
Il secondo tempo vede un cambio netto: i russi si sono svegliati un po’ dal torpore e gli inglesi hanno caga di pareggiare/perdere. La Russia prende coraggio e arriva a impensierire la difesa inglese (non ancora in partita).
Con la squadra avversaria al suo meglio, ecco che l’Inghilterra fa le prove tecniche di gol (Akenfeev para bene il tiro di Rooney e poi ha un culo della madonna sul doppio palo successivo) e poco dopo, su punizione diretta, Dier (fino a quel momento inguardabile) tira un bolide in porta e segna.
Finita? No! Agli inglesi viene la paura di vincere, i russi invece attaccano “alla cazzo di cane” fino alla fine. Al secondo minuto di recupero, però, esce fuori l’estro del portiere inglese.
Corner della Russia, stacco di Berezutski che, di testa, supera il soprammobile Hart e la butta in fondo al sacco. Partita finita.
Pareggio – Un dramma inglese.
Neanche Shakespeare poteva pensarla meglio.
(Zeus)

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La combo calcio-pugno di Akinfeev su Smalling

ROY IL TRAPATTONIANO
Una delle cose che si fa fatica a comprendere è come Roy Hodgson possa essere il CT della Nazionale inglese. Sarà un pregiudizio, ma uno che preferisce Pistone a Roberto Carlos (gli interisti ricorderanno bene) qualche problema lo ha.
D’altro canto, questo compassato signore che sembra una via di mezzo tra Mr. Bean e la Regina Elisabetta è l’ultimo esemplare di allenatore inglese in giro: facendoci caso, sembra che la Premier League non esprima più tecnici autoctoni (fatta eccezione per Sir Alex Ferguson, un’icona ventennale, inglese d’adozione ma scozzese di origini) e da anni è dominata da allenatori stranieri. La classifica dell’ultima stagione trova ai primi posti Ranieri, Wenger, Pochettino, Pellegrini, Van Gaal. Tutti stranieri.
L’impoverimento tecnico del calcio inglese spiega, a mio avviso, come sia possibile che l’Inghilterra ieri alla fine abbia pareggiato, pur giocando una buona gara e mettendo in mostra tutto il potenziale dei propri uomini. Può succedere, si sa, il calcio non è una scienza esatta. D’altro canto, il destino va pure aiutato.
Dopo che la sua squadra ha pressato la Russia per 80 minuti buoni ed è passata in vantaggio grazie a un siluro di Dier su punizione, Hodgson si ricorda dei suoi trascorsi in Italia e decide che sia meglio difendere il risultato: ma in una squadra piena di calciatori talentuosi che hanno l’attacco nel dna, gestire la partita può essere molto faticoso. E allora accade che la Russia, che per tutta la partita ha provato a trasformare ogni mischia in una zuffa di Stalingrado, toma toma al 92° si ricordi che uno dei princìpi del calcio sia tirare in porta e trovi un insperato pareggio con Berezutski che la incoccia di testa mentre Hart, il portiere inglese, era distratto dalle convulsioni che il tecnico russo Slutsky per tutta la partita si è fatto venire nel vedere i propri giocatori.
(Gintoki)

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Comprereste un’auto usata da quest’uomo? (cit.)