John è nuotare, nuotare è John

Mercoledì 26 giugno 2013. È da poco finita la stagione NHL. Ma soprattutto sono da poco finiti gli esami di terza media. Di conseguenza, non avendo maturandi tra i miei discepoli, è da poco finita la stagione delle ripetizioni. E mi sembra doveroso, una volta per tutte, descrivere colui che è stato il mio peggior nemico preferito negli ultimi mesi. Il mio spigolo per mignoli, il mio elastico tra le chiappe, il mio cilicio personale di ogni sabato mattina. Lo chiameremo Luca.

Luca è un ragazzo di 15 anni. In testa ha una massa di capelli castani sempre in perfetto stile “fuori dal letto” (no, non usa un gel apposito, semplicemente non si pettina), con tanto di frangia emo-killer. Anche gli occhi sono castani: me lo ricordo perché glieli ho fissati più e più volte, cercando magari di fargli capire la grammatica inglese via ipnosi, ma ricavando soltanto uno sguardo perso nel nulla cosmico (il suo) e un forte impulso al tirare testate (il mio).

Gli incisivi sono un filo sporgenti e lontani tra loro, un dettaglio che – poverello –contribuisce a dipingere sulla sua faccia bergamasca un’espressione un tantino tonta, tipica di chi un paio di ore in più, a letto, le trascorrerebbe sempre volentieri (da notare la combinazione volto-capelli, che perlomeno fa guadagnare al nostro eroe qualche punto in coerenza).

Se si escludono i libri di scuola, Luca non legge – né romanzi, né racconti, né fumetti, né istruzioni dei videogiochi (ma va be’, quelle non le legge nessuno). Tra i suoi hobby figurano, per l’appunto, i videogiochi, ma anche lo sci, le auto radiocomandate e la pesca. Per diario ha una Comix, per zaino un Eastpak rosso enorme, con tanto di rotelle. L’unica materia in cui va veramente bene è educazione fisica, o ginnastica, o scienze motorie, o inserisci qui il nome attuale della materia.

Quando gli faccio qualche domanda, la prima risposta standard di Luca è: «Boh!». La seconda risposta standard di Luca è: «Boh!». La terza risposta standard di Luca è: «Pota, boh!». Anche qui, tonto ma coerente. I “boh” sono molto frequenti in italiano, francese, inglese, geografia, scienze e storia, ovvero le sei materie che, stando alla pagella di dicembre, erano sotto il sei.

Dimenticavo: Luca è stato bocciato in seconda media, nel 2011. Già allora poteva contare sull’aiuto di una ragazza, studentessa universitaria di cui non so altro. Io ho iniziato a seguirlo a inizio 2012, a metà del secondo tentativo in seconda. La madre, rassegnata, mi ha più volte detto: «Ormai non mi arrabbio più, non me la prendo più, con la bocciatura in seconda ancora un po’ e mi veniva l’esaurimento». E ha giustamente pensato che poteva pagare qualcuno che avesse un esaurimento al posto suo. Come darle torto.

Luca non è stupido. Neanche un po’. Se si perdesse in un luogo sconosciuto, saprebbe uscirne. Non sono i quattro a scuola che ti definiscono come “stupido”, così come uno che prende solo nove non è per forza di cose “intelligente”. Luca, come dicono i tamarri di Bonola, “non c’ha sbatta”. Ok, forse non diventerà un luminare della genetica (anche perché la sua reazione media a una domanda sulle leggi di Mendel è: «Te no, pota, Mendel è straimpestato!»), ma è anche vero che prendere un sei alle medie non è proprio un’impresa titanica.

L’anno scorso, alla fine, la promozione è arrivata quasi in automatico. Come mi ha confessato la madre: «Hanno detto che di sicuro non lo bocciano per due anni di fila». Ottimo. E allora eccoci in terza, anno scolastico ben arredato con vista esami.

In verità, in verità vi dico: ho sofferto. Tanto.

Fill in the gaps. My grandpa ____ a dog forty years ago. Risposte: 1) had 2) was 3) wasn’t. Che se uno ci fa caso, due su tre sono giuste. Dai, non deludermi. Was. Appunto. Poi magari in famiglia credono nella reincarnazione, nella metempsicosi, nell’induismo. Però se vai a dire alla prof che tuo nonno, durante i bei tempi andati, era un cane, non puoi sperare che lei ci pensi su un attimo. Il relativismo culturale e il fill in the gaps, purtroppo, si escludono a vicenda.

Completa la frase inserendo il verbo modale corretto. John _____ swim in the swimming pool. Daje, diamo il permesso a Giovannino di sguazzare in piscina. John CAN MUST BE swim in the swimming pool. Oh my God. Un’orgia di modali, un’ammucchiata di verbi che farebbe impallidire anche la beneamata Sasha Grey. Prima Giovannino può nuotare, poi deve (perché sennò, se uno ci fa caso, annega) e infine è. John è nuotare, nuotare è John. Beauty is truth, truth beauty, come scriveva un inglesotto trapiantato a Roma. Davvero notevole, Luca. Però il quattro non te lo toglie nessuno.

Francese. Comprensione scritta sull’ambiente. Una di quelle fotocopie dove il testo è circondato da disegnini di alberi, pianeti sorridenti e ciclisti beati. Il testo è un’intervista a Thierry Qualcosa, descritto come chef du département environnement d’Orléans. Un’intervista in cui Thierry spiega cosa bisogna fare per non inquinare. Luca legge tutto, ad alta voce. Ogni frase è un attentato alla lingua francese, ma tant’è. Alla fine gli chiedo: «Ok, bene. Quindi, tornando in cima, cosa fa questo Thierry nella vita?». Silenzio. No dai, pensaci bene, ci sono i pianetini, gli alberi, le bici, si parla d’ambiente, che lavoro farà ‘sto povero cristo?

«Il cuoco?».

Ta-dah!

Ma il bello, se avessi il coraggio di dargli giusto un po’ di corda, è che il dipartimento per l’ambiente di Orleans un cuoco, magari, potrebbe anche avercelo! E magari si chiama pure Thierry! I neuroni di Luca funzionano perfettamente, sono le sinapsi che lo fregano.

Dopo mille testate mancate, dopo centinaia di errori disarmanti, dopo decine di topiche imperdibili, in qualche modo le insufficienze passano da sei a due, e nell’ultima settimana di lezione una professoressa di inglese particolarmente misericordiosa mette a Luca un sei+ che sa di salvezza. «Mi hanno ammesso agli esami» dice lui. «Che coraggio» penso io. Che esami siano.

«Ti ricordi come è scoppiata la prima guerra mondiale?»
«Sì. C’è stato un attentato»
«Esatto. Quale Paese subisce l’attentato e dichiara guerra?»
«…»
«L’attentato lo subisce Francesco Ferdinando, granduca di A…»
«Austria»
«Sì, ok, ma all’epoca l’Austria era…»

«Una repubblica!».

Oh, l’unico impero d’Europa e per lui è una repubblica. Infatti ne “La libertà guida il popolo” si vede una biondona con le tette al vento che in una mano ha la bandiera dell’Austria, e nell’altra due boccali di birra.

Meanwhile, in Turkey…

Luca ha finito gli esami. I voti degli scritti sono qualcosa di comico: otto nel tema (OTTO! E poi mi manda sms come “ciao ai dimenticato quà la calcolatrice”!), sette nelle prove invalsi di italiano e matematica, sei in inglese, sei in matematica. Almeno un cinque l’ha preso, in francese, altrimenti l’avrei disconosciuto.

L’orale l’ha fatto lunedì pomeriggio. A minuti dovrebbe comunicarmi l’esito finale, che ormai è scontato, perché anche perfino con un tre questo eroe contemporaneo avrebbe la media del sei. Quindi non mi resta altro da fare se non aspettare un suo messaggio, che per concludere l’anno come si deve, dovrebbe essere qualcosa come “Ciao sono passato col 6 ce l’ò fatta grazie ciao”.

Prego, tontolone. Prego.

Amen