La Taalunie, letteralmente «Unione della lingua», l’associazione che promuove lo studio dell’olandese all’estero, è nota per la sua generosità. Più volte, durante il corso, è stata ribattezzata Betaalunie, dal verbo betalen, «pagare». Ma oltre alla borsa di studio di cui ogni partecipante ha potuto godere, oltre allo zaino, al materiale didattico, alla penna e alla chiavetta USB consegnati nei primi giorni, la Taalunie ha anche messo a disposizione un piccolo, timido e apparentemente innocuo tappo di sughero. Perché?Bella domanda. Un messaggio subliminale per spronare i presenti ad attaccarsi alla bottiglia? Un bizzarro souvenir fiammingo? Un rimedio spiccio contro la diarrea? Macché: uno strumento fondamentale (be’, fondamentale, oddio…) per il miglioramento della pronuncia. Tutti gli studenti, infatti, hanno dovuto frequentare un seminario di uitspraak con un’illustre logopedista fiamminga, spesso contattata dalle emittenti televisive locali per migliorare la dizione dei propri giornalisti. In altre parole: tutti col tappo infilato tra i denti, rigorosamente in verticale, a leggere parole, espressioni e scioglilingua per un’ora e mezza. Ripeto: un’ora e mezza. Ora, a riflesso faringeo sono messo malissimo, infatti dopo trenta secondi sono arrivati i primi conati di vomito. Per evitare scene imbarazzanti ho preferito sistemare il tappo in orizzontale, con risultati discreti: pur sbavando come un San Bernardo, sono riuscito a non condividere i residui del pranzo con il resto della classe.
Passando a note più liete, va detto che gran parte del denaro messo a disposizione dalla Betaalunie è stato investito con un’oculatezza e una determinazione tali da far sembrare Jordan Belfort un umile contabile di periferia. L’investimento principale? Birra, ovvio. Alcuni dati statistici moderatamente attendibili stilati nei giorni finali mostrano come i partecipanti del corso abbiano speso almeno 5521,6 € in birra. La media ipotetica è di 47 €/persona, anche se nel calcolo non sono stati presi in considerazione eventuali disgraziati/e che per tre settimane non hanno mai aperto nemmeno una lattina da 33cl di Cara Pils, la birra più scrausa del Belgio (l’equivalente teorico di una birra Esselunga o Eurospin, per intenderci).
Certo, eravamo in Belgio, la patria delle birre più squisite al mondo. Ma per rendere possibile un apporto minimo di due birre a serata, e al tempo stesso non sforare il bugdet della Betaalunie, è stato necessario puntare sulla quantità più che sulla qualità. In altre parole, il 77% dei partecipanti ha comprato vagonate di Jupiler, la birra nazionalpopolare belga: niente di speciale, soprattutto per i canoni belgi, ma di gran lunga migliore del corrispettivo olandese (Heineken) o italiano (Peroni? Moretti?). Alcuni (10%) hanno ostentato una certa arroganza bevendo sempre e solo birra di qualità, e guadagnando talvolta il rispetto dei commensali; rispetto che tuttavia era destinato a evaporare in fretta, poiché spesso questi personaggi davano alla birra una priorità inversamente proporzionale a quella per i prodotti di igiene personale, per la serie «sì, ok, bevi sempre Westmalle Tripel, sei un figo, però stammi lontano ché puzzi».
Per la cronaca vanno segnalate anche: la minoranza (5%) quasi esclusivamente femminile che ha preferito darsi a birre dal forte gusto fruttato (per esempio quell’obbrobrio della Kriek); l’empia minoranza silenziosa (5%) di non bevitori; le ragazze austriache e tedesche (2%) ideatrici del mix fatale Coca Cola + vino bianco (occorre commentare?) e Jonas il Biondo (1%, da non confondere con Jonas il Bianco), mio collega di pianerottolo, che a ogni occasione buona si è sempre dato alla Cara Pils. Guarda caso, proprio Jonas il Biondo negli ultimi giorni è stato vittima di febbre, mal di testa e dolori articolari. Coincidenze?
Ben due Zomercursussen e non mi è mai venuto in mente di ribattezzarla Betaalunie! ma manco a nessun collega mio! quindi eri con gente geniale, punto.
La lezione di uitspraak ce la cibammo anch’io e la Valeria a Hasselt nel lontano 2010. Però era di prima mattina quindi non ricordo di grandi problemi di riflusso gastroesofageo.
Mi consentirai però di dissentire su alcuni punti:
1) Ok che le birre bbbone costano, però non si può bere solo Jupiler daaaai! Anche perché se l’obiettivo della serata è finire mbriaco marcio, fai prima con 2 Kasteel che con 6-7 Jupiler (senza menzionare il rapporto godimento/prezzo). E giuro che mi lavavo xD
2) La Kriek (almeno, alcune marche di kriek come la Liefmans) non fa così schifo! Forse è un po’ da “femmine” però alle 11 de mattina, in pausa “ricreazione”, ce stava da dio!! 🙂
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Oddio, Kriek!…Ricordo quando una volta la assaggiai, non sapendo di che si trattasse. Mi torna ancora su l’afrore di amarena
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A quel punto bevo un succo di frutta, no?
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Infatti!…È lì che non capisco il senso, è come la birra al limone di non ricordo che marca (forse peroni?): mi piglio una sprite è la stessa cosa, no?
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che ci faccio qui? io bevo la Peroni
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Embé, che problema c’è! Mica faccio discriminazioni
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No, aspetta: spiegami bene questa cosa del tappo tra i denti. Cioè ma funziona con tutte le lingue o solo con l’olandese? Ora ci provo.
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In teoria con tutte le lingue. L’idea di base era far aprire la bocca per pronunciare le vocali in modo corretto. Fammi sapere se funziona 😀
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Un argomento interessante, la birra. Un oculato acquisto di tale nettare per preservare i soldi non porta certamente a dolori articolari o altri acciacchi, sempre se non si è tenuta perfettamente in fresco. Però vedo che il frigo l’avevate, quindi tutto ok!
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