(n)Euro 2016 – Solita sofferenza e rincorse rivedibili (#22)

E alla fine l’Italia venne eliminata. Ai quarti di finale, come ad Euro 2008, ma almeno senza fare figure di cioccolata, come era invece accaduto negli ultimi due mondiali. La qualità a disposizione era limitata, ma grinta e organizzazione hanno compensato parecchie lacune, a tal punto da portare ai rigori la Germania campione del mondo in carica.

È stato bello vedere Grazianone Pellé, non esattamente Gigi Riva, riuscire dopo 120 minuti a calamitare ogni palla lunga – e poi pazienza se il controllo non era proprio dolcissimo. È stato bello vedere De Sciglio giocare a calcio dopo più di due anni di anonimato, così come è sempre bello vedere San Gigi fare miracoli in porta. Certo, le palle roteano, perché perdere ai rigori non è mai piacevole, ma l’unica cosa che si può rimproverare a Conte – a mio avviso – è l’aver sostituito Chiellini con Zaza a 15 secondi dai rigori. Un po’ perché studi scientifici dimostrano[citazione necessaria] che i calciatori messi in campo APPOSTA per i rigori non segnano MAI; e un po’ perché Zaza è uno perfettamente capace di prendere una rincorsa alla Fred Flintstone e sparare la palla su Plutone – glielo si legge negli occhi.
(Fra)

120 MINUTI DI SOFFERENZA
Togliamo via subito la retorica nazionalista della partita coraggiosa etc etc. L’Italia è riuscita ad arrivare ai rigori perché la Germania non ha avuto la forza (e fortuna) necessaria di sfondare le linee difensive degli avversari. In avanti, gli Azzurri hanno combinato ben poco e se l’occasione più grande arriva su tiro di Sturaro (esemplare di un’Italia priva di elementi capaci di spaccare le partite e fare la differenza), allora si capisce che i rigori sono stati un delusione per la Germania, non per l’Italia.
La difesa italiana ha retto bene e il quartetto juventino ha bloccato molti degli attacchi portati avanti a folate dalla schiera di fantasisti tedeschi. Per un Thomas Müller abbastanza sottotono (e sempre iper-polemico), c’era un Mesut Özil carico a pallettoni e capace di spaccare la partita segnando su rimpallo fortunoso.
Da quel momento in avanti è partito lo psicodramma italiano condito da gambe molli, nervosismo (e una telecronaca oscenamente di parte… i gialli c’erano tutti) e paura di prendersi un paio di altri pappine sui denti (cosa che stava succedendo su colpo di tacco (!!) di Marione Gomez, uno che ha fioriere al posto dei piedi, e rovesciata di Draxler).
C’è da dire che l’Italia ha anche retto il colpo fino al gol del fantasista dell’Arsenal, compattandosi molto dietro e partendo in contropiede, ma Neuer non è mai stato impegnato. La Germania, all’inizio, ha studiato l’Italia, copiandone lo schema e poi, vedendo la pochezza del gioco d’attacco, ha strutturato la sua partita con passaggi infiniti e poi via con le azioni offensive. Proprio da una folata sulla fascia nasce, fra mille rimpalli e sfortune difensive, il gol tedesco.

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La reazione italiana è fiacca ma c’è… anche se è la Germania che tenta il suicidio grazie alla difesa scomposta di Boateng e con il successivo rigore trasformato da Bonucci.
Il pareggio sta stretto alla Germania ed è un lusso per l’Italia, ormai allo stremo delle forze con molti dei suoi giocatori (Eder, Chiellini, Sturaro, Florenzi – sostituito prima della fine dei 90 minuti regolamentari).
La Germania inizia i tempi supplementari con la stessa impostazione tattica: far girare il pallone e far stancare i giocatori avversari. L’Italia ci casca, si sfianca rincorrendo il pallone e in sterili ripartenze. I cambi cambiano poco e si vede sempre la stessa sinfonia: Italia che cammina e Germania che non sfonda (grazie anche a buoni interventi dei difensori e di Buffon). I supplementari finiscono in parità, ma c’è ancora il tempo per inserire Zaza come rigorista al posto di un dolorante Chiellini.
Ai rigori, incredibilmente, l’Italia è in vantaggio a causa di un super Buffon (para un rigore, seppur calciato malissimo dall’attaccante da Thomas Müller), ma Zaza e Pellé tirano due rigori così orribili da dover essere censurati (perdonabile, in parte, l’errore di Bonucci).
Solo l’errore, ancora, di Schweinsteiger tiene in vita le speranze italiane che, inevitabilmente, si infrangono sul rigore di Darmian (non proprio un rigorista nato) e sulla realizzazione di Hector (anche lui oltre lo stanco… e infatti tira un rigore di burro che Buffon intuisce ma non para).
Questa sera vedremo chi affronterà la corazzata tedesca: i fortunosi francesi o i volenterosi islandesi? Lo sapremo fra 90 minuti.
(Zeus)

Italy v Republic of Ireland - Group E: UEFA Euro 2016

(n)Euro 2016 – Di rovesciate e noia. Soprattutto noia. (#18)

Erano in ventiquattro, sono rimaste in sedici, ma a giudicare dalle prime tre partite degli ottavi di finale, le partecipanti a Euro 2016 sembrano voler continuare a curare i problemi d’insonnia del nostro continente, piuttosto che creare una qualsivoglia forma di spettacolo ludico-sportivo.

Se per la partita d’esordio la scusa era “meglio evitare una sconfitta al primo turno, affosserebbe il morale della squadra e dei tifosi”, e se per i successivi due incontri si era detto “bisogna fare attenzione alla differenza reti, potrebbe essere fondamentale per passare il turno”, siamo arrivati alla fase a eliminazione diretta, dove ovviamente tutti pensano “cazzo, al primo errore ci puniscono, meglio stare coperti”. Aggiungete la caldazza estiva ed ecco a voi il festival della noia – anzi, dell’ennui, visto che siamo in Francia e pare giusto tirarsela un po’.

Gli ottavi di finale, dunque. Si comincia con Polonia-Svizzera, non esattamente uno scontro tra titani. E infatti ne viene fuori una partitastra, dove i principali spunti arrivano dagli spalti.

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Attacca la Svizzera…

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…risponde la Polonia.

Ah, be’, certo, poi c’è il gol di Shaqiri.

Diamo al nano esplosivo ciò che è del nano esplosivo.

Altro da segnalare? Insomma. Le squadre si trascinano stancamente ai rigori, dove Xhaka sbanana in modo immondo, regalando ai polacchi l’accesso ai quarti di finale – nonostante la forma imbarazzante di Lewandowski.

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Chiaramente fuori forma.

Poco dopo gli oltre centoventi minuti a tinte biancorosse, si passa al derby anglosassone tra Galles (#Brexit) e Irlanda del Nord (#Bremain).

Chi si aspettava un match combattuto con continui ribaltamenti di fronte, corse a perdifiato e emozioni da una parte e dall’altra (ovvero il sottoscritto, e forse qualche altro pirla), è rimasto ampiamente deluso. Con tutto il popò di materiale a loro disposizione, le due nazioni d’Oltremanica hanno scelto di pescare dal repertorio del calcio britannico due degli elementi meno interessanti: le ingloriose scarpate (leggasi: botte da orbi) e la strenua difesa della propria area (leggasi: pur di non farvi segnare, facciamo autogol). E infatti a decidere una delle partite più sciatte della competizione – ma a pensarci bene, quali partite non sono state sciatte, finora? – è un’invereconda autorete di McAuley su cross di Bale, a sua volta piuttosto spento. Galles ai quarti e nordirlandesi “costretti” a consolarsi con i consueti ettolitri di birra.

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Perlomeno rivedremo la famiglia Bale in tribuna.

Infine, in serata, è toccato a Croazia-Portogallo provare a rianimare l’entusiasmo dei calciofili del continente. Neanche a farlo apposta, pure loro hanno fallito miseramente.

La Croazia, chiarmente favorita, ha traccheggiato per 105′ minuti abbondanti, salvo poi svegliarsi nel secondo tempo supplementare, attaccare, prendere un palo, subire un contropiede e venire eliminata. Proprio così: il Portogallo, una delle nazioni più calcisticamente inutili nella storia di questo glorioso giuoco, segna con Quaresma, uno dei calciatori più inutili tout-court, e passa il turno, eliminando così una delle squadre più quotate – se non la più quotata – per l’approdo in finale dal lato sinistro del tabellone.

Per dovere di cronaca, segnaliamo la notevole prestazione di Vida – una specie di Mexes meno effeminato, autore peraltro di un sombrero su CR7 – e l’acconciatura nazionalistica di Perisic. Tutto molto bello, ma non è bastato.

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E niente, a breve l’Irlanda prova a vendicarsi contro la Francia dopo i fattacci di sette anni fa, mentre la Germania alle 18 affronta la Slovacchia. In serata Belgio-Ungheria, chi vince troverà il Galles ai quarti.

Sia chiaro: il nostro cuore batte per Gaborone Király, nella speranza che ci regali perle come quella contro il Portogallo:

(n)Euro 2016 – Sonno, sonno, sonno, gol (#13)

Altra partita, altra vittoria, altra rete inviolata. Ma prima del gol di Eder, l’Italia di ieri ha fatto addormentare un po’ tutti. In qualche modo gli stoici membri del (n)Euro team hanno resistito ai richiami di Morfeo, ecco quindi i loro imprescindibili resoconti.

RONF RONF
Vogliamo davvero parlare di Italia – Svezia? Sicuri? Devo ancora svegliarmi dal primo tempo soporifero, l’orario post pranzo non ha certo aiutato. Ho iniziato a guardare questa partita con lo stesso entusiasmo con cui vado a fare la ceretta (donne sapete di cosa sto parlando, uomini immaginatelo) e nel corso dei minuti la situazione non è migliorata. Zero occasioni nei primi 45′, forse qualcosina meglio la Svezia, ma poca roba. Pellè ed Eder non pervenuti. Ma il primo tempo c’erano?
Nel secondo tempo non è che sia cambiato molto… Il sonno è stato interrotto da qualche piccolo urlo, fuori luogo, del telecronista. Cavolo si dormiva così bene! Una siesta perfetta… meglio che durante la MotoGp.
Erano 16 anni che l’Italia non vinceva la seconda partita in un torneo internazionale, e ha rischiato di mantenere la tradizione. Ma ci ha pensato l’italianissimo Eder a sfatare questa maledizione. Tra l’altro ce l’ha un cognome? O è come i Moschettieri, ha solo il nome?

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Eder l’italo-brasiliano. Più brasiliano che italo, via.

Insomma, nonostante una brutta partita, gli azzurri si sono qualificati agli ottavi con un turno d’anticipo, la fortuna di Antonio Conte è iniziata con la Juve e continua imperterrita. Voi vedere che gira e rigira, questi vanno a fare una bella figura?
(Colpoditacco)

ASPETTANDO GODOT
Italia – Svezia si presentava come una vendetta per il noto ‘biscotto’ del 2004 ai danni degli Azzurri, tra Danimarca e Svezia. Il biscotto doveva ancor esser digerito, evidentemente, perché in campo non c’è stato molto dinamismo. La cronaca dell’incontro è priva di eventi calcistici degni di nota. Ibrahimovic e Chiellini prima dell’inizio della gara si sono scambiati un amichevole calcio sugli stinchi. In campo, la Svezia sembrava aspettare l’Italia per colpire, l’Italia aspettava la Svezia per colpire, qualcuno aspettava Godot e il bel gioco, che già di per sé dura poco, stentava a presentarsi. Ibrahimovic e Chiellini nel frattempo si carezzavano a vicenda le tempie con i gomiti.
Dopo Belgio – Italia tutti si chiedevano perché Graziano Pellè avesse fatto carriera all’estero e fosse stato dimenticato dal calcio italiano. Dopo il primo tempo di questa partita anche il padre di Pellè vorrebbe dimenticarlo. La struttura fisica del centravanti italiano, infatti, non gli impedirebbe di stoppare una palla, ma lui non lo sa e non ne è capace lo stesso.
Florenzi, noto destro, è stato schierato da Conte a sinistra come mossa disorientante. La cosa è riuscita così bene che lo stesso Florenzi è stato disorientato e non è stato capace di combinare niente.

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“E mo’, che faccio?”

Giaccherini, alto quanto una zucchina, è disperso in mezzo ai trampolieri svedesi e non riesce a essere l’arma a sorpresa come contro il Belgio. Parolo è soltanto Parolo. Purtroppo. Nell’intervallo, Ibrahimovic e Chiellini escono prendendosi a ditate nell’occhio.
Nella ripresa la musica sembra cambiare e l’Italia sembra più propositiva, Candreva finalmente spinge di più e arriva più volte al cross: vista la qualità dei palloni che calcia, sarebbe stato meglio rimanere anonimo come nel primo tempo. A Florenzi spiegano che deve attaccare nell’altro verso ma sempre sullo stesso lato del primo tempo e lui è ancor più confuso. Ibrahimovic manda un affiliato del suo clan a vendicarsi di Chiellini, che riceve una amichevole gomitata nello sterno. Conte ha paura che l’Italia possa segnare e mette in campo Thiago Motta e Sturaro. Parolo prende una traversa e se la porta a casa per farci una mensola, credendo di essere all’IKEA.

Quando la partita sembra ormai trascinarsi verso lo 0 a 0, ecco che si rivela quello che è stato il piano di Conte sin dall’inizio: fare come il pugile suonato, aspettare che gli altri si stanchino per poi assestare un colpo. Ed è così che Eder, che durante tutta la gara risultava non pervenuto, ha un guizzo. Come lo studente dell’ultimo banco che tutto il giorno dorme in classe e poi all’improvviso si risveglia e i compagni si chiedono “E questo chi caz.. è? Sta in classe con noi?”, prende palla dal vertice dell’area, converge portando a spasso i difensori svedesi – che ancora si stavano chiedendo chi minchia fosse quello lì – e mette in rete all’88° il gol che qualifica l’Italia agli ottavi. Ibrahimovic per la stizza usa Giaccherini come stuzzicadenti e poi prosegue a fare a pugni con Chiellini anche a fine partita sotto la doccia, dove tutt’ora pare i due si stiano scambiando cortesie.
(Gintoki)

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“Dai, gioca con me!”

IBRA FLOP, MA PURE L’ITALIA…
Ci sono due trademark in questo Europeo 2016: 1) le partite sono, in media, tutte noiose e 2) si risolvono negli ultimi minuti.
Gli italiani cercano di distinguersi dalla massa? Neanche per idea.
La noia aleggia mortifera su tutto il primo tempo. Nessuna vera azione da gol, gli svedesi rimpallano tutti gli stentati attacchi italiani e la difesa italiana fa lo stesso con l’evanescente attacco svedese. Ibrahimovic si dimostra, una volta di più, uomo da club e non da nazionale.
Il resto della formazione color canarino è tutto giocato su qualche “piede educato” (tre giocatori, Ibra compreso) e la grinta isterica di John Guidetti. Non certo un Messi in salsa di renna.

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Tutta la disperazione di Guidetti (per la propria prestazione orrenda).

Mi immagino già i titoli e i commenti sulla prestazione italiana… e mi viene il male. L’Italia ha giocato male contro una formazione mediocre. La squadra è senza idee a centrocampo e senza un vero guizzo in attacco. Pellè, mezzo infortunato, non incide e Eder non è pervenuto fino a fine partita. E, giuro, continuo a ritenere l’italo-brasiliano un giocatore sopravvalutato.
Il secondo tempo promette qualcosa in più, ma dopo qualche minuto di corsa si ritorna sui ritmi blandi e sui passaggi lunghi a saltare la mediana italiana. Questi incomprensibili lanci di Bonucci sono vera pacchia per difensori alti e fisicamente forti come quelli svedesi, ma se hai un centrocampo senza un’idea una, l’unico modo per mettere un pallone in area è farlo partire da distanze siderali.
Ibrahimovic gira al largo dall’area italiana e non mette paura (anche perché Chiellini gli è incollato alle caviglie). L’Italia prende un po’ di coraggio, anche grazie all’arretramento del baricentro svedese, e mette paura ai figli dell’IKEA (traversa di Parolo sul primo cross decente della partita).
Il gol arriva nel giro di pochi minuti grazie al gioco a palla bassa ed Eder, fresco visto il fancazzismo precedente, si mangia tre birilli gialli e la piazza nell’angolino basso. Obiettivamente un bel gol, che servirà a mascherare ancora un po’ la pochezza di questa formazione.
(Zeus)

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Degna rappresentanza italica in quel di Tolosa.